Volo ethiopian airlines Addis Abeba Nairobi

Quando ripenso a questa tratta, il volo dell’Ethiopian airlines che da Addis ti porta a Nairobi, non posso fare a meno di ripercorrere con la mia immaginazione un aeroporto deserto in piena notte, dove marciano militari in missione, e risento sotto il naso un improvviso, invadente odore di spezie, di carne fritta e pop corn, di stoffe profumate e incensi, e ancora l’Africa sembra così lontana, sull’altopiano etiope.

Penso a me, ragazza, e l’emozione dentro un passaporto e un libretto (inutile) di vaccini, e un pannello solare dentro la valigia utile solo ad accendere una lampadina in piena savana (e sai che lusso!).

Un aeroporto che noi, volontari, missionari, cooperanti abbiamo conosciuto bene, una lunga sosta fra uno scalo e un altro, un passaggio in un limbo perfetto di attese.

Fa’ parte del mio passato, quell’odore, fa’ parte dei miei ricordi più belli.

E oggi lo ricordo così, e li vedo, gli otto italiani, arrivare da Roma, scendere ai controlli dell’aeroporto di Addis Abeba, sostare sulle panchine, controllare i documenti di viaggio, le mappe, l’agenda di viaggio. Con le fronti sudate, l’emozione nelle tasche, e nel cuore la voglia di riscattare l’Africa , l’amore inspiegabile per un continente ostinato a sopravvivere, nonostante tutto.

Sebastiano, Carlo, Virginia, Gabriella, Matteo, Paolo, Rosemary, Maria, vi immagino così, prendere i vostri trolley e sistemare i giubbotti nelle cappelliere, socchiudere gli occhi durante il decollo, quando il sole africano si intravede dai finestrini.

Voi, il seme più bello di questa Italia ingrata, immemore, indifferente.

Voi, mi ricordate tutti i miei sogni chiusi dentro una valigia. E i sogni, si sa’, anche se puo’ sembrare banale, non muoiono mai. Ci sopravvivono le idee, i sogni, la fantasia dei grandi uomini, che ci precedono, ci indicano la strada, ci inducono, ancora una volta, a sognare.

Valeria Rossi